Da un’osservazione scientifica dei nuovi nati fatta da un’antropologa francese Noemi Paymal è emerso che i bambini presentano novità sostanziali nei processi di apprendimento e in alcuni aspetti psicologici ed emozionali.
I bambini hanno mostrato, nella maggior parte dei casi, una particolare facilità ad utilizzare l’emisfero destro del cervello, deputato alla creatività e al movimento. Per i bambini delle generazioni precedenti , l’accesso non era altrettanto immediato.
I nuovi nati sono creativi e veloci nei movimenti, perché il loro cervello risulta modificato.
La loro è un’ intelligenza multipla, capace di gestire un certo numero di attività diverse contemporaneamente.
I nuovi bambini hanno un metabolismo veloce e moltissima energia, pur necessitando di poche ore di sonno e di una quantità moderata di cibo.
Una scoperta davvero sorprendente riguarda anche l’intelligenza emozionale dei bambini, spesso sottovalutata dagli adulti, sono risultati più empatici. Si è rivelata, inoltre, una diffusa tendenza a resistere all’autorità, e quindi a disobbedire. Se però l’adulto spiega a un bambino, per quanto piccolo, il concetto di collaborazione, è altrettanto probabile che questi lo comprenda e accetti di cooperare.
A questo punto la mia domanda è: se è vero che i bambini sono cambiati, i vecchi metodi educativi possono essere ancora efficaci?
In alcuni contesti, queste nuove caratteristiche dei bambini vengono frustrate da un’educazione incapace di riconoscerle. Oggi si guarda con preoccupazione ai bambini iperattivi e ci si lamenta dei loro problemi di attenzione.
In alcuni paesi vengono curati con farmaci o tramite l’assistenza psicologica.
Gli adulti più lenti o meno capaci di concentrarsi su più piani contemporaneamente, considerano il comportamento dei bambini anomalo è “difettoso”. In realtà il cervello dei nuovi nati è davvero in grado di gestire senza sforzi parecchie azioni e livelli nello stesso momento.
Rimanere concentrati a lungo su un unico argomento per loro è noioso e difficile. Io personalmente non trovo niente di sbagliato in questa tendenza. Piuttosto ritengo sia importante agire su due fronti. Da una parte occorre che gli educatori siano capaci di non essere esclusivamente lineari e offrire stimoli multipli contemporanei, in modo da valorizzare quello che in realtà è un talento. Dall’altra occorre permettere ai bambini di conoscere la calma interiore, e questo lo si può fare agganciandosi ad altre qualità come la sensibilità e la sintonia con la natura.
Le caratteristiche dei bambini cambiano velocemente, e così anche la risposta ai metodi pedagogici.
I bambini hanno bisogno di azione per mettere in moto l’alto livello di energia che possiedono. Ha più successo un insegnamento trasmesso attraverso il fare di un metodo che presuppone la passività dell’alunno. Ancora più importante sarebbe insegnare la connessione con il cuore. Per poterlo fare, l’adulto dovrebbe trovarla prima dentro di sé.
Pedagogista Clinico Rosalba Bratta